La Corte di Cassazione (25495/2024), in questa ordinanza, affronta la questione della legittimità costituzionale dell’art. 380-bis c.p.c. (come modificato dal D.Lgs. n. 149 del 2022), che disciplina il procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati.
In particolare, la Corte respinge l’eccezione di incostituzionalità sollevata dalla ricorrente, sostenendo che la norma in questione non viola la Costituzione.
Ecco le principali ragioni addotte dalla Corte:
- Strumento di snellimento e deterrente: L’art. 380-bis c.p.c. è uno strumento processuale volto ad agevolare la definizione dei ricorsi in Cassazione e a scoraggiare le impugnazioni prive di fondamento. La “proposta di definizione accelerata” del Consigliere delegato serve a far riflettere il ricorrente sulla fondatezza del ricorso e a dissuaderlo dal proseguire in caso di manifeste infondatezza, inammissibilità o improcedibilità.
- Natura non vincolante della proposta: La proposta del Consigliere delegato non ha natura decisoria, ma è solo una valutazione preliminare che non pregiudica la decisione finale del Collegio. La Corte sottolinea che “la proposta non entra innovativamente nell’oggetto del processo di cassazione, né può essere posta, dal Collegio, a fondamento della decisione” (Cass., Sez. Un., n. 9611/2024).
- Funzione del Collegio: La decisione finale sul ricorso spetta sempre al Collegio, che valuta autonomamente la questione, garantendo così l’essenza collegiale della giurisdizione di legittimità.
- Garanzie del contraddittorio: Il contraddittorio tra le parti è comunque assicurato dalla possibilità di presentare memorie illustrative, anche in caso di decisione accelerata.
- Finalità di efficienza: L’art. 380-bis c.p.c. persegue le finalità di maggiore efficienza e celerità del processo, evitando condotte processuali dilatorie e abusive. Come affermato dalla Corte, “la giustizia non è una risorsa illimitata di cui si possa disporre con piena libertà” (Cass., SU, n. 10955/2024).
In conclusione, la Corte di Cassazione ritiene che l’art. 380-bis c.p.c. sia uno strumento legittimo per snellire il processo di Cassazione, senza compromettere le garanzie del contraddittorio e del diritto di difesa. La previsione di sanzioni pecuniarie (art. 96 c.p.c.) in caso di rigetto del ricorso dopo la proposta di definizione accelerata è considerata una misura giustificata per dissuadere impugnazioni pretestuose e favorire una maggiore responsabilità nell’esercizio del diritto di difesa.


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